domenica 24 gennaio 2016

Pocahontas: chi è il vero selvaggio?

Bonjour à tout le monde! Oggi vorrei parlarvi di un film che sicuramente tutti avete visto, chi per curiosità, chi perché ha figli o semplicemente perché vi piace il genere (come a me!), puntando però l'accento su un tema in particolare che più avanti vi svelerò... Intanto vi dico di che pellicola si tratta: Pocahontas, prodotta dalla Disney nel 1995.
Agli inizi del 1600 una nave inglese sbarca sulle coste dell'attuale Virginia, allora luogo selvaggio e incontaminato. Tra loro c'è John Smith, avventuriero alla ricerca di nuove esperienze più che dell'oro. Il luogo però non è completamente disabitato; quei boschi sono la casa della tribù indiana dei Powhatan che vive da anni in completa armonia con la natura rispettandone tutte le creature. John, inoltratosi un giorno nel profondo del bosco, incontra Pocahontas, principessa figlia del capo tribù; sarà lei a salvargli la vita e a mostrargli il senso profondo delle cose facendogli scoprire il rispetto per l'ambiente.
Pocahontas non è il classico film Disney su di una principessa che ha bisogno di essere salvata e cerca il principe azzurro. In linea con un'altro capolavoro della casa di animazione, La Bella e la Bestia, anche in questo caso viene mostrata un'eroina femminile dalla forte personalità, con uno spirito libero e fiera di essere ciò che è. Pocahontas sa perfettamente quello che vuole, è disposta a lottare fino in fondo per ottenerlo, ma al contempo rimane rispettosa nei confronti della tradizione (suo padre), della sua cultura indiana e soprattutto vive perfettamente in sintonia con la natura. Proprio con quest'ultima sembra intessere un dialogo implicito che non necessita di nessun tipo di parola. A guidarla nel suo percorso è Nonna Salice, un gigantesco e antico albero che possiede in sé lo spirito della nonna della giovane; è lei a consigliarla nei momenti difficili, a cullarla con i suoi lunghi rami e a consolarla. E' sempre lei a farle capire i sentimenti che prova nei confronti di John Smith e a mostrarle come entrambi siano solo due facce della stessa medaglia, due culture che necessitano di confrontarsi tra loro.
Quest'ultimo concetto viene mostrato da Pocahontas a John Smith attraverso una tanto semplice quanto profonda canzone, Colors of the wind, con la quale gli svela non solo chi è davvero dei due il selvaggio (inteso nel modo di comportarsi), ma anche e in particolare il senso della vita; ogni cosa in natura, animali, piante, rocce... ha un suo spirito, delle emozioni, che interagiscono con gli altri esseri. Vanno pertanto rispettati. Proprio a causa di tale divergenza di pensiero data dalle rispettive culture che li terrà separati l'amore tra i due non potrà avere un lieto fine, uno dei pochi casi in un film Disney in cui avviene, ma nonostante questo entrambi imparano comunque qualcosa che rimarrà a prescindere dalle strade intraprese. 
Il film è inoltre molto più realista di tanti altri, non nasconde lo scopo colonizzatore e di arricchimento che muove gli inglesi a scapito degli indiani; non cerca di cambiare la realtà dei fatti (come spesso gli sceneggiatori di casa Disney hanno fatto), si limita a mostrare due diversi punti di vista di due differenti culture su uno dei temi più importanti e attuali di sempre: la natura.
                                                                                                                                                    4 


sabato 9 gennaio 2016

Woman in gold: quando l'arte prende vita

Bonjour mes chères! 
Iniziamo il 2016 con qualcosa di particolare; un film legato all'arte, estremamente intimo, ma allo stesso tempo legato al destino di un intero stato. Si tratta della storia vera di una donna che vuole riavere ciò che le spetta di diritto, un'opera sottratta ingiustamente alla sua famiglia molti anni prima e che ora cerca di ritornare dove dovrebbe essere.. Il film è diretto da Simon Curtis ed il titolo è Woman in gold
Maria Altmann è una donna anziana, che da tempo vive negli Stati Uniti dove si è rifatta una vita con quello che le restava della sua famiglia. Sembrerebbe una persona come tante altre, moglie, madre, sorella, ma cinquant'anni prima qualcun'altro la vedeva come una figura "scomoda", da eliminare dalla società e rinchiudere in un campo di concentramento. Maria Altmann è ebrea e gli ebrei residenti in Austria nel periodo del nazismo sono considerati un problema; tutte le loro ricchezze vengono requisite diventando proprietà del Terzo Reich e di chi ne fa parte. Tra tutti questi beni ce n'è anche uno particolarmente caro a Maria, che la rende suo malgrado protagonista di una vicenda di carattere mondiale. Si tratta infatti di un dipinto realizzato dal pittore Gustav Klimt raffigurante la zia della donna, da qui il titolo di "Ritratto di Adele Bloch-Bauer", noto però a tutti con il nome di "La donna in oro". L'opera è rimasta dagli anni '40 in Austria, custodita indebitamente, ma sembra che uno spiraglio si stia aprendo in quanto lo stato europeo ha deciso di inaugurare una politica di restituzione dei beni artistici rubati dai nazisti ai legittimi proprietari. Così Maria intraprende, con l'aiuto di un giovane avvocato, un iter burocratico per far sì che il ritratto torni a lei, ma scopre che nonostante i buoni propositi l'Austria non è disposta a rinunciare al suo quadro più famoso. Quello che succederà dopo creerà un precedente unico nella storia...
Lo scopo primo del regista nel realizzare quest'opera è quello di portare alla luce una vicenda sconosciuta ai più; non tanto mostrare la crudeltà dei nazisti a scapito degli ebrei (di questo si è parlato ampiamente in molti altri film) e neanche di analizzare il vissuto della protagonista prima che arrivasse in America. Si tratta invece di far conoscere la storia di un quadro, una delle opere d'arte più famose al mondo, realizzata da uno degli artisti più noti e di quanto sia stato difficile farlo tornare al suo unico proprietario. Il dipinto è importante soprattutto per il valore affettivo che contiene in sé; un ricordo dei giorni felici (che riemergono qua e là nel film sotto forma di flashback della protagonista) di un'infanzia passata nel calore di una famiglia numerosa che altro non voleva se non poter stare insieme. E' per questo che Maria decide di intraprendere una battaglia che sa benissimo che difficilmente riuscirà a vincere; una battaglia lunga, faticosa, piena di muri da abbattere e che immancabilmente porta alla luce ricordi dolorosi ormai da tempo confinati nella parte più remota della sua memoria. Tuttavia il desiderio di avere di nuovo con sé quell'ultimo legame con la sua famiglia le dà il coraggio di sfidare uno stato intero. 
Maria, figura coraggiosa e risoluta può essere vista come la "copia vivente" della donna del quadro di Klimt; lineamenti dolci, sguardo fiero, incurante di tutto l'oro che la circonda è pronta a lottare con le unghie e con i denti per riavere ciò che è suo di diritto. Se però lo otterrà non ne farà un vanto, ma bensì lo metterà a disposizione della collettività per essere fruito e goduto da tutti.
Due storie un unico destino; la "woman in gold" di Curtis si alterna continuamente tra Adele, la donna del dipinto, e Maria, sua nipote nonché ereditiera dell'opera, mostrando come arte e vita in realtà sono un'unica cosa.
                                                                                                                                     
                                                                                                                                      3 e mezzo