sabato 19 luglio 2014

La 25° ora: sogno o realtà?

Aujourd'hui mes chères vi propongo un film che fin dalle prime scene mi è piaciuto moltissimo e sono davvero poche le pellicole capaci di catturarmi dall'inizio alla fine! Ecco quindi La 25° ora di Spike Lee.
L'azione si svolge tutta a New York dove il protagonista, Monty Brogan, fa di "mestiere" lo spacciatore di droga; tuttavia viene incastrato da un conoscente, spacciatore anche lui, che non si fa problemi a venderlo alla polizia la quale trova nel suo appartamento svariati contanti e un chilo di eroina nascosti nell'imbottitura del divano. E' una magra consolazione per Monty scoprire chi l'ha tradito; la pena datagli è 7 anni di prigione. 
Monty, nella sua ultima giornata di libertà, ha 24 ore a disposizione da vivere, salutare amici e fidanzata e sistemare le cose con la sua coscienza. Non riesce però a capacitarsi pienamente dalla sua colpevolezza e, durante una cena con il padre, in un momento in cui si trova solo, inizia un lungo monologo in cui accusa tutto e tutti per la sua situazione; solamente alla fine capisce che in realtà la colpa è unicamente sua. 
Per "festeggiare" quest'ultimo giorno i suoi migliori amici, l'insegnante Jacop e l'agente di borsa Frank, e la sua fidanzata Naturelle gli organizzano una serata in discoteca che funga anche da tranquillante in vista di ciò che lo aspetta per i prossimi anni. Qui Monty si rende conto che per il suo aspetto fisico non avrà vita semplice in prigione; chiede quindi ai suoi amici il più grande favore che possano fargli per aiutarlo ad affrontare meglio il soggiorno forzato. 
Mentre è in macchina per raggiungere la prigione si ferma a pensare ad un'ipotetica venticinquesima ora e a cosa essa possa comportare; la scelta è sua se andare veramente in prigione o scappare..
Il film di Spike Lee è un vero e proprio omaggio sia alla città di New York che ai suoi abitanti, caratteri unici che rendono unica la stessa metropoli. La scelta poi di soffermarsi su di un solo personaggio, che in realtà mostra tutti gli altri, è particolarmente azzeccata perché permette a chi guarda il film di concentrarsi su di un'unica storia da cui si diramano tutte le altre. Monty rappresenta quasi il prototipo di newyorkese doc, ormai piccola minoranza in una città in cui predominano immigrati di diverse etnie; bianco, pallidino, magrolino, con la faccia da bravo ragazzo e umanamente predisposto alle buone azioni non può più sopravvivere in una società di squali dominata da pochi ricchi con le mani "in pasta" come il suo amico Frank. E' destino che si cacci nei guai, volente o meno.
Strepitosa è la scena del monologo davanti allo specchio del bagno nella quale Monty, arrabbiato per la sua condanna e perché non si sente veramente colpevole, se la prende con tutti riversando, ipoteticamente, la sua rabbia su coloro che in qualche modo hanno corrotto la società in cui vive, soprattutto (e qui vuole porre l'accento Lee) dopo l'11 settembre, e che gli ha dato sette anni di prigione. Tuttavia, dopo lo sfogo, si rende conto che in realtà la colpa è solo sua e delle scelte sbagliate che nel corso della sua vita lo hanno progressivamente portato sulla cattiva strada. Accetta perciò con rassegnazione il suo destino sperando per il meglio.
Nella parte finale del film il regista offre però la possibilità a lui e a noi spettatori di vivere una presunta 25° ora in cui immaginare come potrebbe essere il futuro se si prendesse una strada diversa; cosa succederebbe se invece di andare a destra si andasse a sinistra? cosa succederebbe se si venisse meno ai propri principi per inseguire vane speranze? La 25° ora è sì un viaggio apparente nello spazio e nel tempo, ma lascia in ogni caso un margine di decisione: Monty farà la cosa giusta? Noi al suo posto cosa faremmo?
Numerosi sono inoltre i riferimenti nel film ad altre pellicole famose come a voler creare un sodalizio con le grandi opere che hanno fatto la storia del cinema americano e della città di New York nello specifico; uno su tutti è il rimando (scena dello specchio) a Taxi Driver di Scorsese, alcune inquadrature sono pressoché identiche a quelle di C'era una volta in America di Leone, il personaggio di Monty in qualche dialogo si riferisce a caratteri presenti in Wall Street di Stone e così via (non ve le dico tutte perché lascio il resto della ricerca a voi)! Solo per questo è da considerarsi un film imperdibile ma, badate bene, da guardare con molta attenzione perché le strade di New York trasformano la metropoli in un'imponente scacchiera in cui il re Lee gioca in casa ed è pronto a lanciare il suo "scacco matto".
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