lunedì 16 maggio 2016

Sorrisi di una notte d'estate: i tre sorrisi di Bergman

Bonsoir! Continua il "mini ciclo" (quattro pellicole) di film che ho recensito per il Festival e Accademia Dino Ciani lo scorso febbraio. Dopo l'opera che vi ho proposto il mese scorso di Woody Allen tocca questa volta ad un altro grande regista del cinema, svedese, della metà del 1900: Ingmar Bergman. Qui di seguito eccovi quindi Sorrisi di una notte d'estate
Friedrik, sposato con Anne molto più giovane di lui, è geloso del nipote Henrik e del rapporto che quest'ultimo instaura con la donna. Per consolarsi si reca da una vecchia fiamma, l'attrice Desirée, la quale ha un figlio, frutto dell'amore passato con Friedrik, ma che non vuole confessargli essere suo. Nel frattempo arriva a trovarla anche il suo attuale amante, il conte Malcom, che non si fa scrupoli a tradire la moglie. Nel tentativo di riconquistare il vecchio amore Desirée convince la madre a dare una festa a cui viene invitata l'intera compagnia; ne deriva un complesso gioco di scambi di coppia con numerose sorprese.
Bergman presenta il suo film al 9° Festival di Cannes vincendo il premio per l'"umorismo poetico". Non a caso la pellicola può essere considerata un perfetto connubio di commedia leggera e dramma; non mancano i rimandi al teatro sia per quanto riguarda la messa in scena, sia perché una delle protagonista impersona proprio un'attrice teatrale e sia infine per il richiamo nel titolo all'opera di Shakespeare. Anche in questo caso si assiste a un complesso gioco di scambio delle coppie; i vari protagonisti anelano ad ottenere la felicità attraverso il vero amore, chi cercando di riconquistare il proprio marito, chi lasciandolo per un altro e chi recuperando vecchie passioni.
In tutto ciò però si nota anche una riflessione da parte di Bergman sulla fragilità dei sentimenti amorosi e sulla solitudine, tema spesso presente nella poetica del regista, che deriva dalla sua stessa esperienza personale. Nessuno dei personaggi vuole stare da solo e ciò si nota soprattutto nella figura di Henrik che tenta persino il suicidio perché crede di non essere ricambiato. Ognuno di essi sfrutta tutte le carte in suo possesso per ottenere il tanto sospirato lieto fine.
Da ciò emerge inoltre come l'universo femminile, vero protagonista del film, sia notevolmente molto più scaltro e furbo del suo corrispettivo maschile; sono le donne, in questo caso Desirée, ad organizzare la messinscena della festa per fare in modo che gli uomini si decidano a compiere una scelta, prendendo atto della situazione. Bergman stesso, prediligendo un cinema con grandi personalità femminili lo evidenzia facendo pronunciare a Desirée la definizione di amore - un giocoliere con tre clave: cuore, parole, sesso - dandole il controllo di tutto il gioco. Dono tre anche i sorrisi della notte d'estate: quello per i giovani innamorati, quello per gli incoscienti e per gli sciocchi senza speranza e infine quello per tutti coloro che hanno trovato la pace e la gioia di vivere in un'anima gemella.
Nonostante la presenza della morte, altro stilema del cinema bergmaniano, sia sempre costante, anche solo velatamente, la pellicola di conclude con un lieto fine per tutti mostrando come l'amore in fin dei conti vince sempre.
                                                                                                                                      4 e mezzo 

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