venerdì 12 settembre 2014

Il guerriero di Kitano: Zatoichi

Bon jour! Oggi è la giornata ideale per trasferirsi un po' in oriente, cinematograficamente parlando s'intende... Di questo regista ho già analizzato un film tempo fa, ma mi sembra giusto richiamarlo in causa nuovamente perché la pellicola di oggi è considerata il suo maggior successo, presentata in concorso nel 2003 alla Mostra del Cinema di Venezia. Il regista è Takeshi Kitano mentre l'opera è Zatoichi.
Ichi è un massaggiatore cieco dai capelli biondi ossigenati (siamo nel '800!) che si sposta di paese in paese cercando qualsiasi tipo di impiego che lo renda utile per gli altri. Finisce così per stabilirsi per qualche tempo in una piccola cittadina ospitato da una donna di mezz'età sola alla quale, in cambio di un pasto caldo e un letto, offre manodopera e massaggi ristoratori. Qui conosce anche il di lei nipote, ragazzo un po' tonto e col vizio del gioco d'azzardo. 
La pace però non fa parte delle caratteristiche del paese; le famiglie più potenti sono in lotta tra loro per garantirsi il controllo sul resto degli abitanti ed i conseguenti dazi che ne possono ricavare, soprattutto dalle case da gioco molto amate dal nipote di O-Ume. 
Sul percorso di Ichi tuttavia si intrecciano quelli di altri personaggi come Hattori, samurai che vuole riconquistare il proprio rango che si mette al servizio del signore più potente oppure come O-Sei e O-Kinu, due geishe dal passato misterioso che cercano vendetta. Il massaggiatore si trova quindi, in un modo o nell'altro, a relazionarsi con loro per far sì che ogni cosa torni al proprio posto, per ristabilirne il corretto ordine.
Il film di Kitano, lo si nota fin dalla scena iniziale, vuole essere una sorta di omaggio a un grande maestro del cinema giapponese: Akira Kurosawa; molte infatti sono le scene di combattimento di gruppo nelle quali uno, l'eroe (Ichi), si trova a dover affrontare uno stuolo di nemici ben armati avendo a sua disposizione come unica arma la propria spada. Molto spesso inoltre queste sequenze di combattimento avvengono sotto la pioggia o al chiaro di luna e tutte hanno poi lo stesso esito favorevole per rimarcare come le virtù e le caratteristiche impersonate dal personaggio principale siano quelle da seguire per condurre una corretta vita. Ad esse legate ci sono poi gli effetti speciali che invece sembrano ricordare Tarantino per lo stile splatter; ad ogni fendente di spada schizzi di sangue si disperdono nell'aria in tutte le direzioni come a voler creare una coreografia parallela ai passi delle arti marziali impiegate. Tale uso viene fatto da Kitano anche in altri film, in particolare in Brother.
Altra caratteristica ricorrente (fattami accuratamente notare) è il gioco; in questo caso è ben manifestato attraverso la casa da gioco. Ichi ci va non perché ossessionato dallo scommettere d'azzardo in sé, ma per migliorare le proprie percezioni uditive; al contrario il nipote di O-Ume non può farne a meno e trascorre intere giornate a puntare e perdere. Sembra questa una parentesi all'interno della narrazione, ma svolge invece un ruolo fondamentale per riunire tutti i vari caratteri presenti nel film; funge quindi da catalizzatore della storia stessa e dell'esito poi conclusivo. 
Il finale è rivelatore del vero essere del protagonista: oltre che massaggiatore e esperto maestro guerriero lo scopriamo anche perfettamente sano, non cieco quindi come vuole apparire; la salute fisica però, conclude Kitano, non è così indispensabile come sembra, è meglio affidarsi sempre alle proprie percezioni sensoriali. A voi decidere se seguire il suo consiglio oppure no!
                                                                                                                                      3 e mezzo 




Nessun commento:

Posta un commento