mercoledì 10 settembre 2014

Persona: dualità/unicità in Bergman

Oggi carissimi voglio fare un passo indietro nella storia del cinema per farvi scoprire, se non lo avete già visto, un film che a mio parere per quando possa apparire "incomprensibile" è bellissimo. Si tratta forse di una delle massime opere, probabilmente quella più compiuta, in cui risiede ovvero tutta la poetica di uno dei più grandi registi europei dagli anni '40 ai '70: Ingmar Bergman. Il film che ho scelto è invece Persona.
La famosa attrice Elisabeth Vogler durante una performance teatrale ha un crollo e si blocca incapace di andare avanti o di muoversi; riesce solo a ridere senza un apparente motivo. In seguito però si chiude in un mutismo assoluto e viene perciò ricoverata in un ospedale psichiatrico affidata alle cure della giovane infermiera Alma. Dato che ogni tentativo sembra inutile la dottoressa che segue il caso propone ad Alma di trasferirsi con la paziente per un certo periodo nella sua casa in riva al mare, sperando così in un qualche miglioramento. Qui in un isolamento pressoché totale inizia una particolare relazione tra le due donne; due caratteri opposti che convivono fianco a fianco. Elisabeth continua a non parlare ma ascolta pazientemente Alma raccontarle della sua vita, dei suoi amori, di come abbia scelto la carriera infermieristica. Si trasforma nella perfetta confidente che sa come farsi capire nonostante si rifiuti di emettere qualsiasi suono. Al contempo Alma sembra aver trovato nell'attrice la sorella che non ha mai avuto, che la capisce senza giudicarla e la consola quando è triste.
Questo rapporto però non è destinato a durare; troppo viene detto e rivelato, anche ad altri e porta le due donne ad allontanarsi in modo secco e senza preavviso, ognuna accusandosi silenziosamente o meno degli errori fatti in passato.
Con Persona Bergman crea un piccolo capolavoro di psicologia sentimentale; mette a confronto due diverse personalità che però hanno molto in comune tanto da arrivare quasi a sovrapporsi una sull'altra, a diventare un'unica entità. Da un lato infatti c'è Elisabeth il carattere più forte, quello dominante incapace però di amare davvero o di provare un qualche tipo di sentimento profondo; dall'altro lato c'è invece Alma giovane e inesperta del mondo che si confida senza pudore sperando in un conforto in cambio di un amore puro. Il regista ce le mostra prima separatamente per marcarne le differenze, poi insieme per mostrare come in fin dei conti esse non sono poi così diverse tra loro; interessanti sono due sequenze una a metà film circa in cui Bergman le accosta fin quasi, con un gioco di dissolvenze, a fonderle in una sola persona (che sia Alma o Elisabeth non si sa) e una alla fine in conclusione dove, riprendendo una scena iniziale, il volto di Elisabeth si trasforma gradualmente in quello di Alma. Anche il rapporto che si instaura tra le due è simbolico, si potrebbe quasi parlare di un amore omosessuale ma non corrisposto tra il carattere debole (che è quello che ama) e il carattere forte (che al contrario non ci riesce); questo tipo di amore viene tuttavia tradito attraverso una confessione al mondo esterno. 
Di tutt'altro aspetto ma pur sempre particolare è invece l'incipit del film: Bergman sceglie di accostare tra loro immagini che non hanno niente in comune essendo per soggetto e tema tutte diverse. Perché lo fa? Probabilmente per mostrare le capacità oniriche del cervello umano, quello che esso è in grado di affiancare in un unico sogno e condizionarne poi la psiche; alla fine della carrellata si nota infatti un bambino che si sveglia e si mette a leggere... forse è proprio il suo sogno.
In tutti i suoi film Bergman gioca con l'onirico e ciò che esso comporta poi sul piano reale; qui lo fa più che in qualsiasi altra sua opera tanto che spesso lo spettatore si confonde, non capisce più quale sia la realtà e quale il sogno. Come con le due protagoniste: alla fine non sappiamo quale delle due "sopravviva" all'altra. 
                                                                                                                                      4 e mezzo

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