domenica 16 febbraio 2014

La grande bellezza - il cinema italiano dà il meglio quando mostra il peggio

Il cinema italiano, ad essere sincera, non è mai stato tra i miei preferiti, a volte proprio non riesco a guardarlo per mancanza di profondità di contenuti, perché veicola temi superficiali che, guarda caso, sono gli unici che fanno alzare gli italiani dal divano per andarli a vedere. 
Però sembra che pian piano qualcosa stia finalmente cambiando grazie a quei pochi veri autori che hanno sempre cercato di farsi largo in mezzo a tutto il guazzabuglio che è il nostro cinema. Una svolta vera e propria si è vista meno di un anno fa quando esce sul grande schermo La grande bellezza di Paolo Sorrentino.
E'curioso che un film che mostra tutte le pecche e i vizi della società italiana sia riuscito non solo ad avere un'enorme affluenza di pubblico, ma anche a ricevere il Golden Globe come Miglior film straniero e la nomination agli Oscar sempre per la stessa categoria. La stessa cosa si è già verificata in passato con La dolce vita di Federico Fellini che mostra, in questo caso, la dissolutezza della bella vita romana; forse agli italiani piace vedere il peggio che abbiamo da offrire? Chissà.
Fatto sta che Sorrentino, attraverso una magistrale interpretazione di Toni Servillo, ce ne dà un assaggio, ma ci lascia anche qualche speranza racchiusa nei piccoli gesti dei suoi personaggi.
Jep Gambardella (Servillo), giornalista 65enne autore di un solo libro all'inizio della sua carriera, è un uomo che, come dice lui, "vive di notte e dorme di giorno", organizzando grandiose feste a casa sua dove convoglia "il meglio" che Roma ha da offrire: attrici che non sono più attrici, scrittori che sognano la televisione, membri del clero disposti a tutto pur di raggiungere i proprio scopi....
Jep però è stufo; la Roma che sognava quando da giovane vi si è trasferito non esiste più, forse non è mai esistita se non nel suo immaginario, e pensa di tornarsene al paesino d'origine dove, finalmente, scrivere un altro libro. Inizia così il suo percorso alla riscoperta di se stesso e del mondo che lo circonda, dove nessuno è veramente libero di essere ciò che vuole, perché dietro c'è sempre qualcun'altro che manovra i fili. Però nel suo vagabondare per le vie di Roma trova anche qualcosa di positivo; piccoli gesti compiuti da persone in apparenza frivole e vuote come Ramona (Ferilli) che fa la spogliarellista, ma solo per pagarsi le cure mediche. Ciò sembra risollevare le speranze di Jep, e anche di noi spettatori, ma Sorrentino le blocca sul nascere; Ramona nonostante gli sforzi muore, l'unico vero amico di Jep lascia Roma per sempre e gli altri mano a mano si allontanano da lui. 
Possiamo criticarlo, non accettarlo ma tutto quello che il regista ci mostra è vero, la nostra società è così: corrotta, dedita più al soddisfacimento dei proprio vizi che non delle necessità del Paese, anche in momenti difficili. Sorrentino non fa sconti a nessuno, includendo nell'opera tutte le categorie possibili dai politici, al clero fino al mondo dello spettacolo, ridandocene un ritratto verosimigliante. 
La cosa però che mi stupisce di più è che, alla notizia della vittoria del Golden Globe e della nomination all'Oscar (cosa che ho sostenuto fin da subito e che caldeggio vivamente), la gente abbia esultato di gioia, ma  per il motivo sbagliato: per il fatto di aver vinto qualcosa! senza tenere conto dei contenuti che il film mostra (giustissimi e verissimi). Forse non si è resa conto che quello che è stato premiato, oltre alla bravura dell'intero staff del film, è la "messa a nudo" del nostro modo di agire all'interno della società e di conseguenza di come la rendiamo. 
Ciò non toglie che un film del genere andava fatto e spero davvero che il suo valore venga riconosciuto e premiato con qualcosa di concreto come un Oscar!

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