mercoledì 11 giugno 2014

Musical: da Top Hat a Les Misérables

Eccomi qua! Pensavate fossi andata in vacanza? No no stavo pensando a cosa proporvi di nuovo o interessante.. che vi piaccia o meno quindi per oggi ho riversato la mia attenzione sul musical, genere che mi piace molto e che spesso serve a distrarre dai problemi quotidiani.
Ecco una breve storia del genere con qualche esempio.
Il musical si sviluppa principalmente attorno agli anni '30 quanto inizia la vera e propria diversificazione dei generi. Principalmente esso si divide in due filoni: da una parta c'è la casa di produzione RKO che sceglie come tema dei suoi film un mondo edulcorato, sbrilluccicante, dove tutto va come deve andare e le persone sono sempre serene e rilassate (un modo per consentire agli spettatori di evadere dalla tristezza del periodo data anche dalla Grande Depressione); suoi protagonisti sono, non a caso, la coppia di ballerini Fred Astaire e Ginger Rogers, quintessenza della leggerezza. Dall'altro invece c'è la Warner Bros. che si affida a Busby Berkeley come regista; ecco allora nascere dal nulla coreografie ipnotiche in cui prevale il bianco e nero dei costumi, piume di struzzo a non finire e una miriade di ballerine. Qui non conta la trama come in precedenza bensì l'effetto scenico ottenuto.
Passata questa fase iniziale di grande popolarità il genere subisce una battuta d'arresto che si spezza solo negli anni '50-'60 grazie a un grande regista capace di riportarvi nuova linfa: Vincente Minnelli che predilige opere con costumi sfarzosi e ricchi nonché colorati. Generalmente i film di questo periodo sono dei riadattamenti di grandi opere teatrali. 
A tutt'oggi invece è diventato quasi raro vedere pellicole di questo tipo sia perché è cambiata la tipologia di pubblico che sempre meno li ama sia per i costi che richiede la realizzazione. Solo il cinema indiano, Bollywood, ha fatto del genere il suo cavallo di battaglia ottenendo, tra l'altro, grande successo (almeno in patria); balletti super colorati, coreografie vorticose e musiche orecchiabili colpiscono gli spettatori. 
Nonostante tutto, e qui arrivo al sodo della questione, lo scorso anno un regista inglese ha deciso di sfidare ogni convenzione e proporre un film, tratto da un musical a sua volta preso dal romanzo di Hugo, quasi totalmente cantato: Les Misérables. Parecchie parole si sono spese a proposito dividendo pubblico e critica sull'esito; tuttavia ha ottenuto 8 nomination agli Oscar tra cui anche quella di Miglior film. Oltre ai costi anche le riprese sono state difficili mettendo a dura prova gli attori che, oltre a dimostrare di saper cantare, dovevano recitare intere arie cercando di non sbagliare perché registrate in presa diretta. Quindi se anche una sola nota era sbagliata bisognava ricominciare tutto dall'inizio costringendo anche gli altri colleghi presenti in quella scena a farlo. Il risultato però è un'opera davvero ben costruita, in cui i tagli fatti per forza di cose al romanzo sono pertinenti e non escludono parti rilevanti. Personalmente vi consiglio di guardarlo, poi mi saprete dire!
Pertanto non spaventatevi se vi propongono la visione di un musical, considerandolo un genere di serie B, perché non lo è e anzi spesso riesce a dare risultati migliori e più efficienti di tanti altri generi; volete tirarvi su di morale? guardate Cappello a cilindro, vi sentite particolarmente psichedelici? è il turno di Quarantaduesima strada. Per i più romantici ecco pronto Greese e per chi si sente coraggioso e disposto a guardare il musical da un nuovo punto di vista non rimane che sedersi sul divano in compagnia di Jean Valjean e Javert di Les Misérables.
Et voilà è finito questo breve excursus nel mondo tutto particolare del musical; vi lascio con il mio giudizio proprio sull'ultimo film. Buona visione!
                                                                                                                                                     5

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