domenica 29 giugno 2014

Departures che sono partenze

Per concludere in bellezza la settima, mes chères, ho deciso di rimanere nell'ambito del cinema orientale e proporvi un film che a me personalmente è piaciuto molto per la sensibilità con cui racconta la storia. La pellicola di cui vi parlerò è quindi Departures di Yojiro Takita.
Protagonista è il giovane Daigo, violoncellista appena rimasto disoccupato a causa dello scioglimento dell'orchestra in cui suona, che si ritrova a dover traslocare con la moglie per i costi elevati del vivere in città. Decidono così di ritornare nel paese natale per cercare di ricostruirsi una vita. Qui però le cose non sono semplici come immaginavano; trovare un lavoro non è cosa facile, soprattutto uno che piaccia a Daigo finché non gli salta all'occhio un annuncio che attira la sua attenzione. Si presenta quindi a un'agenzia il cui compito è quello di accompagnare le persone "che partono per dei viaggi"; non sa però che il viaggio in questione è l'ultimo che faranno. L'agenzia è un'agenzia funebre.
Daigo viene assunto con il compito di tanatoesteta (dare un aspetto consono e decoroso ai defunti); seppur non convinto del nuovo impiego torna a casa per festeggiare con la moglie tenendole però nascosta la sua vera mansione. Inizia così la sua doppia vita fatta di silenzi e soste al bagno pubblico per togliersi di dosso l'odore di morte prima di tornare a casa. Tutto questo tuttavia non può durare e la moglie presto viene a conoscenza di quello che realmente fa; per la vergogna abbandona in marito trasferendosi in città. Nonostante tutto Daigo continua a fare il tanatoesteta comprendendo sempre meglio l'importanza che il suo ruolo ha per i parenti del defunto e per il defunto stesso. Parallelamente riscopre anche, grazie al violoncello che suonava da bambino, l'amore sopito per la musica che lo aiuta nel percorso di riscoperta di sé. Inaspettate sorprese sono in serbo per lui...
La musica viene scelta dal regista Takita come fil rouge che guida il protagonista attraverso una fase cruciale della sua vita e lo aiuta a superare i momenti bui rischiarandone la via. E' sempre la musica poi a fare da sottofondo alle cerimonie religiose fungendo da lenitivo al dolore dei presenti per la dipartita del loro caro. Tema difficile quanto tabù in Giappone la morte viene affrontata con un approccio particolarmente delicato e sensibile, mostrandone il lato positivo, quello del lasciare la materialità terrena per qualcosa di più elevato e spirituale. Come sottolinea l'annuncio dell'agenzia funebre la morte rappresenta un viaggio, un viaggio che richiede un'accurata preparazione racchiusa all'interno di un rito in cui ogni passaggio, ogni minimo gesto è fondamentale per far sì che il defunto possa intraprendere serenamente il suo ultimo cammino. 
Questo cammino rappresenta anche la maturazione di Daigo, il suo prendere coscienza dei suoi limiti e delle sue capacità per poter finalmente fare pace con il passato e guardare serenamente al futuro. Benché la carriera di musicista non sia quella a lui più consona Daigo non rinuncia a suonare, anzi ne riscopre la bellezza proprio nel momento in cui ciò non è più la sua fonte di sostentamento economico. La musica quindi diventa per lui quello che per i morti è la cerimonia funebre: un'elevazione spirituale verso qualcosa di altro e alto. 
Se il film che vi ho proposto ieri è delicato nel modo di dialogare tra protagonista e spettatori questo lo è ancora di più; vi consiglio di guardarlo!
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2 commenti:

  1. Questo film mi ero riproposta di vederlo, ma poi non sono riuscita ad andare. Grazie per averlo ricordato e sicuramente quest'estate lo guarderò e rimanderò al tuo blog quando parlerò del violoncello (ma metterò "solo per adulti"... un po' troppo complesso e forte per bambini direi ...

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  2. sì per i bambini non è molto adatto (visto che parla sempre di morte). comunque è uno tri i film più sensibili che abbia mai visto e merita veramente di essere guardato più e più volte!

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