martedì 27 maggio 2014

Animazione parte 3

Eccoci all'ultimo post dedicato all'animazione! Per offrirvi una prospettiva a tuttotondo mi sembra giusto parlarvi non solo di quella americana, più conosciuta per forza di cose, ma anche di quella europea e giapponese che stanno prendendo sempre più piede sul mercato mondiale. Non che prima queste ultime non fossero importanti o meno particolareggiate dell'altra solo erano meno conosciute per le leggi di commercializzazione in cui prevale il più forte. Ad ogni modo procediamo...
Animazione europea: non occorre dire che essa esiste fin dalla nascita della settima arte soprattutto grazie alle invenzioni di George Méliès, per quanto riguarda la Francia, e Giovanni Pastrone per l'Italia. Il vero sviluppo in entrambi i casi si ha però attorno agli anni '90 quando da realtà pressoché nazionali queste produzioni acquisiscono un riconoscimento anche a livello internazionale. 
Per la Francia grandi ideatori sono certamente Sylvain Chomet e Michel Ocelot. Del primo si ricorda L'Illusionista del 2010, film particolare perché prevalentemente muto. Accolto con recensioni molto positive e candidato ai più importanti premi il film di Chomet mostra l'incessante scorrere del tempo che non si ferma davanti niente e nessuno sottolineando l'ineluttabilità dell'esistenza umana. Ocelot è invece famoso per i lungometraggi che hanno come protagonista il piccolo Kirikù come Kirikù e la strega Karabà vincitore a Cannes nel 1998.
Ultimissimo esempio della crescente popolarità dell'animazione francese è invece la produzione franco-belga dello scorso anno, candidata all'ultimo Oscar Ernest&Celestine basato su un racconto per bambini. In questo tipo di film quello che prevale è la delicatezza dei disegni, delle tinte pastello volte a sottolineare un gusto che si rifà alla tradizione affidandosi alla tecnologia solo per la parte di montaggio.

Per quanto riguarda l'Italia il più famoso esempio di animazione attenta e ben strutturata è quello di Enzo d'Alò con il suo La gabbianella e il gatto del 1998. Tratto da un romanzo di Sepulveda mostra il rapporto di amicizia che si instaura tra due animali che per loro natura non sono affini, ma per istinto lo diventano. Nel nostro Paese, rispetto alla Francia, la produzione di film animati non ha ancora raggiunto il successo sperato, ma sta facendo notevoli progressi sia per quanto riguarda i contenuti che per lo stile. 

Altra grande potenza nel campo dell'animazione è il Giappone con un esempio su tutti: lo Studio Ghibli di Miyazaki e Takahata. Entrambi i registi, ma soprattutto il primo, convergono nelle loro opere gli stilemi tipici della cultura e della religione tradizionale; ecco quindi che shintoismo e buddismo si manifestano come precetto da seguire nella vita di tutti i giorni. Il rispetto della natura è condizione imprescindibile per vivere armoniosamente pena conseguenza disastrose; lo mostra chiaramente Miyazaki in tutti i suoi film, particolarmente in quello che considero il mio preferito Nausicaa della valle del vento del 1984. Differentemente dai suoi colleghi americani il regista preferisce servirsi di un'animazione fatta interamente a mano, disegnando uno per uno tutti gli elementi che compongono le sue opere mostrando quindi un attaccamento al lavoro manuale piuttosto che affidarsi alla tecnologia (solo in un caso ha usato la computer graphic). 

Suggeritomi invece da un'amica è quest'opera, tratta da un manga come la maggior parte degli anime giapponesi, che mescola musica e natura attraverso l'amicizia di due bambini. Per ulteriori approfondimenti in merito a questo film vi rimando al seguente link:
Il viaggio, generico sennò il prossimo anno sarei ancora qui a parlarvene, attraverso il complesso e vario mondo dell'animazione termina qui; spero vi porti a scoprire film e registi mai presi in considerazione per comparare stili e tematiche diverse!

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