sabato 17 maggio 2014

M - il Mostro di Lang

Oggi è la giornata dedicata ai salti nel passato e ho scelto per questa occasione uno dei maggiori registi di tutta la storia del cinema: Fritz Lang.
Lang è forse il maggior regista del cinema tedesco, soprattutto nel fortunato periodo dell'espressionismo, considerato universalmente una pietra miliare della settima arte. Con l'avvento della Repubblica di Weimar e l'offerta di Hitler di lavorare per il regime Lang decide di trasferirsi negli Stati Uniti a Hollywood dove la sua carriera continua più attiva che mai.
Il cinema è da sempre presente nella vita del regista, prima di diventare il suo vero e proprio lavoro si guadagna da vivere disegnando cartoline e vignette in quel di Montmartre; è, sembra quasi assurdo, grazie alla Prima Guerra Mondiale (che lo vede congedato definitivamente per ferite gravi) che inizia a lavorare attivamente scrivendo sceneggiature cinematografiche. A Berlino, capitale della settima arte, che avviene la sua consacrazione definitiva con il suo primo film, uscito nel 1919, Halbblut.
Senza elencare tutti i suoi successi vi parlerò di un film in particolare che non è Metropolis, conosciuto da tutti e riconosciuto anche Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, ma bensì di M. il mostro di Düsseldorf.
La storia è quella di un'intera città che vive nel terrore per la continua scomparsa di bambine ad opera di un vero e proprio serial killer che nessuno è mai riuscito a vedere. Non ci sono indizi per identificarlo perché si muove sempre nell'oscurità e la polizia, costantemente sotto pressione, brancola nel più totale buio. L'ultimo omicidio però, quello di una bimba che gioca tranquillamente a palla, smuove qualcosa e tutti i cittadini si mobilitano affiancando le forze dell'ordine come meglio possono, creando addirittura un sistema di ronde tra le bande criminali. Attraverso un astuto espediente il Mostro viene finalmente catturato e sottoposto a processo proprio dagli stessi criminali che lo condannano a morte; solo l'arrivo della polizia riesce a fermare il linciaggio e assicurare l'omicida alla giustizia.
La forza di questo film risiede nell'uso del fuoricampo; è grazie ad esso che il regista crea il senso di terrore e paura che attanaglia sia i protagonisti della vicenda sia il pubblico. Il fuoricampo, utilizzato grandemente anche da Hitchcock per creare suspense, rappresenta infatti quella parte di spazio che non può essere ripreso dalla macchina ma da cui tuttavia può arrivare il suono. Non a caso nel film vediamo i personaggi che guardano verso il fuoricampo, dove ipotizziamo sono presenti altri personaggi perché ci giungono in ritorno le loro voci; lo stesso vale per M: sappiamo che è sempre presente perché ne udiamo la musica che fischietta mentre si appresta a commettere un omicidio e, solo in un secondo momento, ne vediamo comparire la sua ombra. Grazie a questo sistema il colpevole c'è in quasi ogni attimo della storia ma non si vede mai (almeno non quando si trasforma nel mostro pronto a colpire).
Altro elemento da non tralasciare e sintomatico in quanto il film è il primo sonoro fatto dal regista è l'uso stesso che viene fatto di quest'ultimo. Il mostro viene riconosciuto da un cieco proprio perché sente il ritornello che canta sempre prima di uccidere; solo e soltanto grazie ad una serie di note si riesce a catturare il colpevole introvabile. Il sonoro poi va associato al fuoricampo per le ragioni dette prima; non solo la musica ma anche le parole giocano un ruolo importante perché danno il senso della presenza di qualcuno, se c'è risposta è un segno positivo, se quello che ritorna è solo silenzio significa che qualcosa è successo. 
Lang è da sempre attento alla simbologia nei suoi film e qui, ancora una volta, ce ne dà prova: il tribunale costituito da criminali che si ergono a giudici di un altro criminale ha quasi dell'assurdo, ma mostra quanto il regista consideri relativa la giustizia.
Il clima sociale tedesco del tempo si manifesta espressamente in quest'opera, lo stesso clima che farà decidere a Fritz di emigrare in America per tornare solo molti anni dopo. L'Europa perde così uno dei suoi massimi registi.


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