giovedì 8 maggio 2014

Polanski in pelliccia

Bonjour à tout le monde! Ci ho pensato un po' prima di decidere di cosa parlare oggi e la scelta alla fine è ricaduta su un regista, e un film, che mi piace molto, anche se spesso al centro delle polemiche: Roman Polanski e il suo Venere in pelliccia.
Il film si ispira all'omonimo romanzo ottocentesco di Leopold von Sacher-Masoch e mostra il rapporto che si instaura, nell'arco di poche ore, tra un regista teatrale e l'aspirante attrice al ruolo di protagonista. I due sembrano in apparenza incompatibili sotto ogni punto di vista: lei rozza, volgare quasi incolta, lui uomo di spettacolo con saldi principi e una compagna che lo aspetta a casa. Ma appena lei, Vanda, inizia a recitare si trasforma, rivelando essere la donna più adatta per la parte; non solo conosce a memoria ogni singola riga ma sa leggere tra le righe cogliendo qualsiasi sfumatura presente nel romanzo. Lo stesso regista, Thomas, ne rimane affascinato tanto da farsi intrigare nel gioco di seduzione da lui stesso messo in scena. Vanda riesce così bene ad agire nel profondo della psiche di Thomas da invertire i ruoli lasciandolo, alla fine, legato e ammutolito ad un cactus rimasto sul palco da un precedente allestimento.
L'opera inizia e finisce nello stesso modo ma al contrario: la macchina da presa avanza, sotto la pioggia, lungo il viale per poi entrare in teatro. Allo stesso modo si ritira, uscendo dal teatro e indietreggiando nel boulevard sempre sotto la pioggia che non accenna a smettere di cadere. E' un cerchio perfetto che contiene la storia di due vite racchiuse in poche ore. 
Anche qui, come nel precedente Carnage, tutta l'azione si svolge in uno spazio chiuso, quasi claustrofobico ma tuttavia incapace di contenere lo spirito dei due protagonisti che si muove a cavallo di due epoche connesse tra loro grazie ad una pièce, indagando così lo spirito umano fin nei più reconditi meandri. Quello che ne emerge è il processo di seduzione spinto fino al limite, sempre in bilico tra erotismo puro, degrado, sadismo e masochismo. Nulla però è mai volgare; i dialoghi sono precisi, con uno stile accuratamente scelto ed elaborato che si riflette anche sulle azioni volte a sedurre in modo così sottile da colpire nel profondo.
Polanski sa quello che fa: osa ma non troppo rendendo però appieno il concetto che vuole trasmettere come, del resto, anche nei suoi film precedenti. Si nota sempre quel sottile erotismo che emerge in film quali Rosmary's baby, Per favore non mordermi sul collo, La nona porta e perché no anche in Carnage. Si potrebbe quasi dire che è uno dei tratti, se non il tratto, distintivo del regista stesso; ma attenzione a non confondere tutto ciò, specie in un film come Venere in pelliccia, con il pornografico come alcuni hanno provato a fare.
C'è cinema e cinema e quello di Polanski è certamente cinema di qualità!


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