domenica 11 maggio 2014

Aronofsky come moderno Noah

Il film sul menù di oggi è nientemeno che Noah di Darren Aronofsky. Opera che fin da prima della sua uscita è nel mirino di contestazioni e critiche per le scelte contenutistiche e stilistiche adottate dal regista non va invece sottovalutato... 
La storia, chiunque può immaginarlo, è quella del biblico patriarca Noè chiamato a salvare il creato dal Diluvio universale attraverso la costruzione di un'enorme Arca; nella Bibbia si ritrova il racconto nell'Antico Testamento nel libro della Genesi. 
Noè con la sua famiglia vive il pace con il mondo, prendendo solo ciò che è necessario al loro sostentamento; non uccide, non caccia, non sfrutta. Tuttavia sulla Terra c'è anche il suo equivalente malvagio, quelli uomini, discendenti di Caino, che hanno adottato la violenza come mantra da seguire e che quindi non hanno scrupoli nell'uccidere, nel cacciare e nello sfruttare tutte le risorse del suolo fino al loro completo esaurimento. Così facendo si spostando di luogo in luogo lasciando dopo il loro passaggio solo cenere e rovine. Ma il Creatore non può tollerare un tale scempio e parla nel sonno a Noè affidandogli un compito: costruire una gigantesca Arca che racchiuda una coppia di tutte le specie animali per portarle, in salvo dall'imminente Diluvio, nel nuovo paradiso terrestre. Accettato il disegno divino il patriarca si mette subito all'opera e costruisce con la sua famiglia l'Arca nella quale man mano iniziano a stiparsi gli animali; però anche i discendenti di Caino vogliono salvarsi e cercano di attaccare Noè per impossessarsi dell'Arca e del suo contenuto. 
Ma tutto va come deve andare: il Diluvio universale adempie al suo scopo e Noè porta a termine il suo compito, non privo certo di difficoltà e scelte difficili da affrontare.
Aronofsky ci mostra con questo film le paure e le titubanze di un uomo che non sempre capisce fino in fondo il disegno progettato per lui dal Creatore, ma che nonostante tutto si affida ciecamente al suo volere sapendolo giusto anche quando sembra chiedergli di fare scelte contro ogni tipo di pietà. Eccolo allora pronto a sacrificare al vita, appena sbocciata, delle sue nipoti pur di garantire l'estinzione della specie umana in favore di un creato di nuovo puro (e quindi senza la presenza dell'uomo); ma, come sempre, lo spirito di sacrificio viene premiato e la vita risparmiata. Noè, sembra dirci il regista, non è che un uomo come tanti altri, un uomo fatto di carne in cui convivono desideri e angosce, tentazioni e spirito di obbedienza; ma è un grande uomo capace di elevarsi sopra il male in favore di un credo che non segue nulla di ciò che è materiale per cercare di garantire un futuro migliore al mondo.
Grande ruolo in tutto questo hanno anche gli effetti speciali e le location (prevalentemente Islanda) che, come in The tree of life catapultano lo spettatore in un viaggio attraverso i 6 giorni in cui fu creato il mondo, passando dalla luce, al mare, agli animali fino al peccato mortale simboleggiato da una mela che pulsa come fosse un cuore umano ricordando allo stesso tempo come sia, ancora una volta, colpa dell'uomo/donna debole di spirito la caduta dall'alto verso il basso.
A mio avviso il pregio del film risiede proprio in questo: mostrare la natura fallace dell'essere umano per farlo riflettere, se possibile, sul suo modo di agire; da notare infatti la sequenza che mostra la crudeltà umana durante i secoli attraverso la sagoma di un uomo in controluce che cambia seguendo l'evoluzione (ad un tratto si noto un soldato con tanto di fucile). 
Non bisogna guardare il film basandosi sulla storia contenuta nella Genesi perché non è un film didascalico, non vuole esserlo e non avrebbe senso che lo fosse. Bisogna guardare tra le righe scritte da Aronofsky, interpretarle e alla fine riflettere su ciò che si è visto. Siamo noi esseri umani cambiati oppure quello che ha fatto Noè non è servito?

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